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Bilancio di sostenibilità: cos'è, a cosa serve e per quali aziende è obbligatorio


Il bilancio di sostenibilità è un documento divulgativo di carattere non finanziario, rivolto agli stakeholder dell'azienda. Al suo interno vengono riportati tutti gli impegni e i risultati raggiunti in ambito CSR (Corporate Social Responsibility). Viene quindi redatto per misurare l'impatto economico, ambientale e sociale dell'impresa in modo strutturato e comunicarlo con trasparenza ed efficacia alle parti interessate.

Negli ultimi anni, è stato chiesto alle grandi aziende di indirizzare i loro sforzi non solo verso il profitto, ma verso un più grande bene comune. La sostenibilità, ambientale e sociale, è diventata un tema da affrontare in modo concreto e strategico. Un'impresa è veramente sostenibile quando genera valore condiviso, tutelando il territorio e la comunità in cui opera. Non si tratta di semplici scrupoli morali, ma di impegni reali, che con il tempo conferiranno a chi li porta avanti un importante vantaggio competitivo.

L’evoluzione del reporting di sostenibilità: dalla NFRD alla CSRD

Con la Non-Financial Reporting Directive (NFRD), nel 2014 l’UE ha introdotto per alcune società di interesse pubblico l’obbligo di redigere una dichiarazione di carattere non finanziario. Questa scelta è stata dettata dalla necessità di rendere sempre più trasparenti le informazioni condivise da tali aziende in ambito sociale e ambientale e di iniziare ad uniformare il processo di rendicontazione e divulgazione in tutto il territorio dell’Unione.

Nel 2022, il Parlamento Europeo ha sostituito questa direttiva con l’approvazione della più recente e aggiornata Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Con questo nuovo atto giuridico, l’UE obbliga le grandi aziende e le società quotate a pubblicare regolarmente relazioni sui rischi sociali e ambientali affrontati e sull'impatto che le loro attività hanno sulle persone e sull'ambiente, certificate da organismi indipendenti. Gli obiettivi sono chiari: favorire la transizione verso un’economia e una società più sostenibili e inclusive e supportare gli stakeholder nelle loro valutazioni delle performance di sostenibilità delle imprese, come previsto dal Green Deal.

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Per chi è obbligatorio il bilancio di sostenibilità?

La CSRD stabilisce che il bilancio di sostenibilità sarà obbligatorio per:

  • le grandi imprese di interesse pubblico (con oltre 500 dipendenti) già soggette alla NFRD, a partire dal 1° gennaio 2024 e con scadenza al 2025;

  • le grandi imprese ancora non soggette alla NFRD (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di totale attivo), a partire dal 1° gennaio 2025 e con scadenza al 2026;

  • le altre imprese quotate e le PMI, a partire dal 1° gennaio 2026 ed entro, rispettivamente, il 2027 e il 2028.

Come redigere il bilancio di sostenibilità: gli standard GRI

È da questa necessità di azione, misurazione e divulgazione dell'impatto aziendale, che nasce il bilancio di sostenibilità. A redigerlo può essere un team formato da risorse interne all'azienda oppure da consulenti esterni. La scelta deve ricadere su professionisti che abbiano la preparazione necessaria a svolgere un compito così complesso e rilevante.

Indipendentemente dai soggetti selezionati, le linee guida da seguire sono ormai chiare. Si tratta degli standard GRI, un sistema modulare di criteri che fornisce un quadro completo dei temi materiali di un'organizzazione, dei suoi impatti e delle modalità di gestione, elaborato dal Global Reporting Initiative, un ente internazionale non profit creato dalle Nazioni Unite. Questo framework di reporting si articola principalmente in standard Universali, Settoriali e Tematici. La prima categoria riguarda tutte le imprese, in quanto include considerazioni fondamentali sulla sostenibilità, mentre le ultime due vengono utilizzate per rendicontazioni aggiuntive. 

Seguendo le indicazioni fornite dal GRI, è possibile procedere con la stesura del bilancio di sostenibilità rispettando alcuni step fondamentali:

  1. Assessment e materialità: (analisi di materialità, analisi del livello di sostenibilità dell’impresa, coinvolgimento degli stakeholder, definizione della strategia di sostenibilità dell’azienda);

  2. Identificazione di impegni e obiettivi;

  3. Sviluppo di indicatori e KPI;

  4. Redazione del piano strategico di sostenibilità;

  5. Raccolta dei dati;

  6. Redazione del bilancio di sostenibilità;

  7. Pubblicazione e diffusione.

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Perché farlo?

Redigere un bilancio di sostenibilità genera benefici all’interno e all’esterno dell’azienda. Tra questi:

  • consolidare la reputazione del brand, comunicando in modo puntuale e trasparente gli impatti ambientali e sociali;

  • aumentare il livello di fiducia e di engagement degli stakeholder;

  • contribuire a rafforzare la visione e la strategia dell’impresa;

  • attrarre nuovi capitali;

  • individuare punti di forza e aree di miglioramento all’interno dell’impresa;

  • supportare i sistemi di gestione interna (salute, sicurezza, energia, ecc.).

Il legame tra ESG, SDGs e bilancio di sostenibilità

Il bilancio di sostenibilità è strettamente legato ad altri due elementi fondamentali in ambito sostenibilità: gli SDGs (Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030 e il rating ESG (Environmental, Social and Governance).

Gli SDGs, ovvero i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’ONU per il 2030, rappresentano una vera e propria roadmap da seguire per ogni azienda che intende realmente fare la sua parte per garantire alle nuove generazioni un futuro più sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Di conseguenza, valgono anche come standard e valori universali per la stesura di un buon report di sostenibilità. Per quanto riguarda i criteri ESG (Environmental, Social e Governance), invece, il legame è molto più chiaro e semplice: uno degli obiettivi di questo documento divulgativo è proprio quello di misurare la compliance ESG delle aziende. In altre parole, misurare e valutare con grande precisione l’impatto ambientale e sociale delle imprese.

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La situazione in Italia e il contributo di Regala Un Albero

Nonostante i grandi passi avanti compiuti dall’UE in ambito normativo, in Italia solo 535 grandi imprese, ovvero il 28,2% del totale, produce un bilancio di sostenibilità annuale o biennale. Sono invece ben 1.230 le aziende che ancora non lo fanno, ovvero il 64,2%. (fonte: ricerca del Centro Studi ConsumerLab). La situazione è però destinata a cambiare radicalmente nei prossimi anni, per effetto della nuova CSRD, ma anche grazie alla maggiore sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti di queste tematiche. Secondo una ricerca condotta da LifeGate, quasi l’80% degli italiani dichiara di essere interessato alla sostenibilità. Il 40% di loro si dice addirittura “appassionato”. Si tratta soprattutto di giovani, donne, laureati, studenti e persone professionalmente attive.


Regala Un Albero supporta le aziende che intendono intraprendere un percorso di sostenibilità a 360°, integrando nelle loro strategie di sostenibilità dei progetti di CSR personalizzati.

Piantando o “adottando” un bosco aziendale in Italia, un'impresa può:

  • mitigare le emissioni prodotte nel paese dalle sue attività;

  • salvaguardare il patrimonio naturale italiano;

  • contribuire concretamente al raggiungimento di obiettivi internazionali, come quelli fissati dall’Agenda 2030 dell’ONU e dalla Strategia dell’UE sulla biodiversità;

  • sensibilizzare e coinvolgere i suoi stakeholder, condividendo con tutti loro un importante messaggio di sostenibilità.

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