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Giornata Mondiale per la Preservazione dello Strato di Ozono


Oggi, 16 settembre, si celebra la Giornata Mondiale per la Preservazione dello Strato di Ozono, istituita dall’ONU nel 1994. La data è stata scelta per commemorare il giorno in cui, sette anni prima, fu siglato il Protocollo di Montreal.

Cos’è lo strato di ozono? Come si è formato il buco dell’ozono?

Come è facile intuire dal nome, l’ozonosfera è uno strato dell’atmosfera costituito da ozono, un particolare gas serra, che assicura il corretto sviluppo della vita sulla Terra agendo da “scudo” contro le radiazioni nocive generate dal Sole, tra cui alcuni tipi di raggi ultravioletti.

Negli anni Settanta, gli scienziati notarono per la prima volta un assottigliamento dello strato di ozono e la conseguente formazione del famigerato “buco dell’ozono”. Diverse ricerche dimostrarono che a generare questa “falla” nell’ozonosfera era stata l’attività umana, in particolare l’utilizzo di elettrodomestici e prodotti contenenti “ODS”, “Ozone Depleting Substances” (“Sostanze che riducono lo strato di ozono”). Si trattava ad esempio di gas utilizzati in lacche per capelli, vecchi frigoriferi e condizionatori.

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Il buco dell’ozono è estremamente pericoloso, poiché minaccia la sopravvivenza della quasi totalità delle forme di vita esistenti sul pianeta. Per quanto riguarda gli esseri umani, l’energia solare non filtrata può causare tumori, problemi agli occhi e alla vista, mutazioni genetiche e indebolire il sistema immunitario. Inoltre, può danneggiare gravemente le piante, ostacolando il loro processo di fotosintesi, e il plancton, privandolo di molti degli organismi marini che lo compongono.

La buona notizia è che il buco dell’ozono non è per sempre: l'impegno dell’ONU

Nel 1987, tutti i paesi membri delle Nazioni Unite sono intervenuti concretamente per contrastare l’assottigliamento dello strato di ozono. Lo hanno fatto siglando il Protocollo di Montréal, con l'obiettivo di ridurre la produzione e il consumo degli “ODS”. Queste sostanze sono state gradualmente sostituite dagli HFC, ovvero gli idrofluorocarburi, che non hanno un impatto negativo sullo strato di ozono, ma sono gas serra potenzialmente molto più pericolosi della CO2. Per questo, con l’Emendamento di Kigali, si mira dal 2016 a ridurre anche l’impiego di queste sostanze, tra le principali cause del riscaldamento globale.

Ogni paese membro segue una tabella di marcia diversa, poiché il buco dell’ozono ha un impatto diverso in base all’area geografica e alle condizioni metereologiche. Ad esempio, in Antartide le basse temperature e i venti forti contribuiscono a peggiorare l’effetto degli ODS. Tuttavia, grazie al Protocollo di Montreal, si stima che l’ozonosfera potrebbe rimarginarsi completamente entro il 2030 nell’emisfero nord, nel 2050 nell’emisfero australe e per il 2060 nelle regioni polari.

La situazione in Italia

A gennaio, l’Italia ha ratificato l’Emendamento Kigali al Protocollo di Montréal, già approvato dall’Unione Europea nel 2017.

Secondo uno studio pubblicato nel 2018 dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), in Italia le emissioni di gas fluorurati sono generate per lo più dall’industria elettronica ed elettrica, che utilizza gli HFC per realizzare prodotti per la refrigerazione e il condizionamento, ma anche protezioni antincendio e aerosol medici. Nello stesso report si legge che, nel 2015 le emissioni derivanti da questo tipo di sostanze sono state pari al 3,3% del totale delle emissioni di gas serra. Dal 1990 al 2015, le emissioni derivanti dall’impiego di HFC sono cresciute vertiginosamente, passando da 0,4 Mt di CO2eq a 12 Mt di CO2 eq. 

L’Ispra ha anche indicato alcuni possibili sostituti utilizzabili in Italia per sostituire gli HFC. Tra questi, i refrigeranti naturali, come l’acqua e l’aria, gli idrocarburi (HC) e l’ammoniaca (NH3).

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Cosa fare per proteggere lo strato di ozono?

Attraverso piccoli gesti quotidiani, è possibile contribuire alla protezione dello strato di ozono, evitandone un ulteriore assottigliamento. Tra questi: evitare l’utilizzo di gas che danneggiano l’ozonosfera (o di prodotti che li contengono o vengono realizzati tramite il loro impiego) e smaltire correttamente vecchi elettrodomestici che utilizzano ancora ODS.




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